Naturalità, autenticità, discrezione. Se mescoliamo questi tre ingredienti, ci ritroviamo di fronte all’essenza del talento che il regista ed attore Doriano Rautnik ha mostrato nel tempo nel campo dello show business.
ILARIA – Ciao Doriano e benvenuto su “Chi settimanale”. Una prima domanda: Il tuo primo esordio, cosa ricordi di quel momento?

DORIANO – La spavalderia delle prove, all’aprirsi del sipario e vedendo più di duecento persone davanti a me, svanì in un lampo. La sala era ovviamente buia ma li sentivo e li vedevo tutti, uno ad uno. I primi minuti fui terrorizzato dal pensiero di non ricordare le battute, di sbagliare i movimenti, le gambe letteralmente tremavano ma mi concentrai sul perché del mio essere lì sul palco, ovvero, “ricreare un sogno negli occhi del pubblico” e tutto filò liscio fino alla fine. In entrambe le repliche (ricordiamoci che era il debutto di una Scuola di Teatro) uno dei miei colleghi fece per due volte un errore madornale proprio nel momento più delicato perché eravamo tutti in scena (14 attori) e c’era un complicato incastro di battute che rischiava di saltare. Fortunatamente in entrambe le occasioni ebbi l’intuizione di come ricondurre le cose sul giusto binario e così salvai il buon esito della commedia. Per me essere in scena è come essere in una squadra, massima concentrazione, massima armonia e aiutare sempre chi si trova in difficoltà.
ILARIA – Quali artisti hanno influenzato maggiormente il tuo lavoro?
DORIANO – Di quelli che ho avuto il privilegio di ammirare dal vivo alcuni non ci sono più, altri sono di un’altra generazione, altri sono contemporanei e taluni decisamente giovani. Da ogni artista che mi affascina, che mi cattura, io cerco di “assorbire” un insegnamento, un arricchimento, di fare mio quel “quid”, anche lieve e quasi impercettibile “ai più”, che colgo nelle loro performance. Per fare dei nomi in modalità random: Roberto Herlitzka, Giorgio Albertazzi, Gianrico Tedeschi, Claudio Di Palma, Arnoldo Foà, Mariano Rigillo, Mauro Avogadro, Massimo Popolizio, Tommaso Cardarelli, Franco Branciaroli, Gabriele Lavia, Giuseppe Bisogno, Francesco Montanari. Mentre tra le donne, in assoluto, Mariangela Melato, Franca Valeri e Maria Paiato. Tanti altri attori e attrici – anche non italiani – mi hanno emozionato, anche profondamente, ma da quelli sopra menzionati ho sicuramente tratto degli insegnamenti molto importanti.
ILARIA – Ci racconti di qualcosa di te e delle tue passioni?
DORIANO – Presto detto: studiare, sudare, impegnarsi, provare e riprovare, anche oltre lo sfinimento, le scene di una pièce per poi offrire al meglio sul palco la vita del personaggio attraverso “il mio vivere” quella sua storia. La mia passione? Il Teatro. Non a caso ho frequentato vari stage di Michael Margotta (Actor’s Centre), di Mauro Avogadro e Daniele Salvo dello Stabile di Torino, oltre a quelli di Luciano Curreli (Almost Blu), di Giorgio Albertazzi e poi di Joseph Ragno (uno dei protagonisti di “Le ali della libertà”).
ILARIA – Cosa cerchi di trasmettere attraverso la tua arte?
DORIANO – Con le mie esperienze teatrali ho attraversato molti “generi”. Da Shakespeare a “Priscilla, la regina del deserto”, tanto per intenderci, non facendomi mancare il teatro napoletano con una riuscitissima edizione di “Napoli Milionaria” al Teatro delle Muse di Roma, oltre al teatro in Romanesco ed al genere “humor inglese”. In tutte queste poliedriche esperienze il senso era di dare al pubblico qualcosa di me, di mio, di interiore, attraverso le parole scritte per il personaggio che si fa “carne”, che vive in quel momento – e solo in quel momento, diverso ogni sera – per appagare il bisogno di godere attraverso l’arte quel “benessere” da ricordare il più a lungo possibile per sentirci tutti “diversi” da come eravamo prima di entrare in scena o in sala.
ILARIA – Un regista a cui sei molto legato?
DORIANO – Salvatore Santucci, Maestro d’arte e di cultura a 360 gradi, con cui ho fatto cose eccezionali, ma con il suo “Caligola, l’Imperatore in rivolta che voleva la luna” mi ha dato un imprinting fondamentale di formazione, crescita e grandissima soddisfazione professionale. Non da meno, ma secondo solo in ordine di tempo, è stato importante l’incontro con Loretta Cavallaro che sul testo di Vittorio Rombolà “Chi è la bestia?” mi ha guidato in una delle mie performance preferite e di grande soddisfazione tanto che nel 2012 allo “Schegge d’Autore” del Teatro Tor di Nona di Roma vinsi il premio come “miglior attore non protagonista” e fu premiato anche il testo di Vittorio Rombolà.
ILARIA – Quali Artisti hanno influenzato maggiormente il tuo percorso?
DORIANO – Ho avuto la fortuna di fare tanto palcoscenico e di incontrare registi di grande spessore: Salvatore Santucci, Sebastiano Sebino Salvato, Giuseppe Bisogno, Alessandro Londei, Brunella Caronti, James La Motta, Loretta Cavallaro. Ognuno di loro ha dato un “up grade” alle mie esperienze e quindi ogni spettacolo ha consolidato quanto già maturato riverberandosi poi nelle esperienze successive.
ILARIA – Ti piacerebbe essere uno dei concorrenti del reality Grande Fratello Vip?
DORIANO – Nei reality chi ha molti anni di esperienza davanti alle telecamere sa muoversi, quindi temo che di vero vi sia poco. Non ho mai pensato all’eventualità di farne parte nel cast artistico… ma “Mai dire mai”.
ILARIA – Sei felice?
DORIANO – Sono molto sereno. Ho una vita piena di colpi di scena. Ed ho accanto una donna che amo moltissimo.